Un laboratorio edile permanente nel carcere di Opera

Permetterà ai detenuti di apprendere un mestiere, utile al loro re-inserimento.

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È stato inaugurato il laboratorio della Scuola edile all’interno del carcere di Opera come previsto dal protocollo firmato un anno fa dall’Amministrazione penitenziaria di Opera, Assimpredil Ance, Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, Esem-Cpt, Umana e Fondazione Don Gino Rigoldi per aumentare le opportunità di lavoro tra le persone detenute e favorirne il loro reinserimento sociale. Il laboratorio, ampio 170 metri quadri, è stabile e appositamente attrezzato, sarà gestito da Esem-Cpt. Qui, dunque all’interno del carcere, si farà formazione edile per poter svolgere lavori all’esterno. L’obiettivo della Scuola edile è quello di sviluppare una formazione costante, partendo dalla figura del manovale, ma non escludendo di poter nel tempo innescare meccanismi di valorizzazione delle diverse competenze già presenti tra i carcerati interessati al lavoro nel settore delle costruzioni. Le modalità di inserimento lavorativo verranno di volta in volta definite in base alle opportunità di lavoro secondo le esigenze delle aziende e le possibilità dei singoli detenuti, nell’ambito dei programmi di trattamento predisposti dalla direzione del carcere e sottoposti alla magistratura di sorveglianza per l’approvazione.

L’edificio dove si trova il laboratorio è stato ristrutturato e attrezzato da Esem-Cpt, che ne ha curato la parte funzionale e lo ha dotato dei materiali e attrezzature necessarie per il corso base di manovale. Gli alunni realizzeranno piccole casette in muratura potendo in tal modo apprendere le modalità che poi serviranno in cantiere. I detenuti potranno avere accanto tutor per l’ accompagnamento motivazionale oltre che docenti con esperienza in cantiere. Il direttore Silvio Di Gregorio ha detto che «il lavoro è lo strumento principale che garantisce una vita dignitosa oltre che mezzo del trattamento penitenziario. Il lavoro permette all’uomo di realizzarsi e di completarsi, perché lo mette in relazione con gli altri». Infine Don Rigoldi: «Una Scuola stabile nel carcere rende più semplice l’applicazione dell’articolo 21 per il lavoro esterno, la strada maestra per il reinserimento delle persone recluse, perché ci assicura che, appena concluso il corso, l’accesso al lavoro potrà avvenire immediatamente».

Il Giornale, 28 maggio 2024