Essere la famiglia di chi non ne ha una

Lidia lavora in Inima Pentru Inima, nel distretto di Vâlcea in Romania nelle Case del Sorriso che la nostra Fondazione sostiene attraverso BIR. Ci racconta la sua esperienza che dura da oltre 20 anni.

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Lidia lavora in Inima Pentru Inima, nel distretto di Vâlcea in Romania, da 24 anni, ma quando la chiamiamo al telefono per farci raccontare cosa le piace delle Case del Sorrisoche la nostra Fondazione sostiene attraverso BIR, al fianco di Lidia e della sua organizzazione da oltre 20 anni – le trema ancora la voce dall’emozione.

Le Case del Sorriso fanno parte del progetto “Spazi per crescere” di BIR: si tratta di tre case-famiglia e due appartamenti residenziali per l’autonomia dei minori nella regione di Vâlcea che danno ospitalità a bambini e ragazzi provenienti dal sistema pubblico di protezione offrendo accoglienza ai minori che il sistema pubblico non riesce a gestire (disturbi comportamentali, gruppi di fratelli o adolescenti usciti dal sistema di protezione).

«Questa è una bella domanda, non basterebbe un’ora di telefonata per dire tutto quello che mi emoziona di questo progetto! Pensate che tutto è iniziato con la richiesta di aiuto che abbiamo fatto a don Gino dopo il suo primo viaggio qui in Romania, quando ha visitato istituti e orfanotrofi dove bambini e ragazzi vivevano in pessime condizioni. Un tempo non si badava troppo ai bisogni dei piccoli, tanto meno se nessuno si batteva per i loro diritti. Era il 1999 e nel paese si contavano oltre 100.000 bambini e minorenni abbandonati o orfani che il sistema pubblico non riusciva più a gestire, e tra questi c’erano anche ragazzi e ragazze con disabilità che non venivano per nulla supportati nel loro percorso di vita. Noi ci siamo voluti impegnare per questo e quando don Gino ha fondato BIR ha cominciato a mandarci in aiuto molti volontari e volontarie che ci aiutassero all’interno degli istituti».

Lidia fa una pausa e ci legge nella mente perché prima che possiamo formulare la domanda ci risponde già: «Lo so cosa vi state chiedendo: “e una volta maggiorenni, questi ragazzi che fine fanno?”. Ce lo siamo chiesti anche noi ed è per questo che sono nate le Case del Sorriso, strutture che accolgono i ragazzi appena prima maggiorenni e che li accompagnano per qualche altro anno in attesa della loro autonomia. Alcuni stanno per un anno solo dopo il compimento della maggiore età, altri – soprattutto se con qualche disabilità – li accompagniamo finché riescono a cavarsela da soli. Li aiutiamo a diventare indipendenti, a cucinare e lavare le loro cose, a tenere monitorate le proprie spese e a cercare lavoro. Il momento più bello è quello in cui li lasciamo andare, il nostro lavoro lì è finito: devono costruirsi le proprie vite ed è giusto che lo facciano in autonomia. Ma noi, per loro, rimaniamo la famiglia che non hanno mai avuto e qualcuno a distanza di tempo torna a trovarci per mostrarci chi è diventato: un’emozione indescrivibile!».

Stiamo per riagganciare perché Lidia oggi deve andare in comune per chiedere se la procedura per l’ottenimento di un’altra casa per i ragazzi di Vâlcea sta procedendo senza problemi, ma prima ci tiene a raccontarci un episodio emozionante, di solo qualche settimana fa.

«Uno dei nostri ragazzi ha passato con il voto più alto del distretto il test di ammissione al liceo scientifico! Non vi dico che soddisfazione, gli brillavano gli occhi quando ha letto il voto accanto al suo nome. Questa è la dimostrazione che nelle giuste condizioni tutti possono farcela. Storie come questa accadono tutti i giorni, noi siamo qui per sostenerli e far sì che nessuno dei loro talenti sia sprecato».

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