Uno dei bisogni più grandi e impegnativi per le ragazze e i ragazzi è quello di trovare lavoro. Il problema si complica quando si tratta di giovani dei quartieri di periferia che hanno ripetutamente cercato lavoro senza successo e per i ragazzi che escono dal Beccaria dopo una detenzione più o meno lunga. Però è possibile trovare lavoro quando si cerchi nei posti giusti e ci siano meccanismi che garantiscano un sano inserimento. Si pongono due passaggi.
Il primo è la formazione, per lo più pratica, che si può fare affiancando un giovane a un professionista o a un artigiano, come facciamo con la Fondazione che porta il mio nome con il progetto “SkillClouds” realizzato grazie al sostegno della Fondazione Starbucks e da molti anni con il progetto “4Vie” realizzato insieme a Comunità Nuova e Amici di Edoardo. La formazione è il primo passaggio importante perché occorre individuare quei mestieri che permettono un rapido riscontro nel mondo del lavoro. Anche per questo, tra i tanti enti che coinvolgiamo, abbiamo una convenzione con la scuola Esem che opera nel settore edile.
Il secondo passaggio, e qui prende corpo l’appello che lancio ai lettori del Corriere, è quello dell’inserimento in azienda. Per i nostri ragazzi e ragazze occorre un periodo di “allenamento” agli orari, alle regole, alla responsabilità necessaria nei confronti del datore di lavoro e dei colleghi. Un allenamento che precede la vera e propria assunzione e che si chiama “Borsa lavoro”, grazie alla quale si stringe un patto con l’imprenditore: lui si rende disponibile a sostenere il percorso di inserimento lavorativo, noi garantiamo il personale educativo e lo stipendio di ingresso per i primi tre mesi.
La nostra Fondazione, però, ha esaurito anche le ultime risorse per finanziare queste borse lavoro, visto il grande numero di giovani che hanno necessità sempre più urgente di cominciare percorsi lavorativi concreti. Una borsa lavoro costa circa 1.700 euro, dei quali 1.500 vengono dati ai giovani come stipendio complessivo per i primi tre mesi.
Spero tanto che qualcuno dei nostri lettori voglia darci una mano e possa finanziare una borsa lavoro, o almeno una parte. Sicuramente tra i lettori ci sarà anche qualche manager che potrebbe scegliere di dialogare con noi per la loro attivazione. Insieme possiamo fare molto per le ragazze e i ragazzi meno fortunati. Noi saremo felici di dare conto del numero di giovani che, grazie a voi, potremo avviare al lavoro.
don Gino Rigoldi, Corriere della Sera, edizione locale Milano, 04/03/2019