Il bilancio di fine anno di don Gino

Le parole di don Gino sull’anno appena concluso e un augurio per il futuro.

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Una delle cose che ho imparato fin da piccolo è che potrei essere brillante o addirittura geniale, ma se non mi metto insieme a persone competenti e che hanno voglia di fare delle cose buone, da solo non cambierò un granché. Nella Fondazione c’è il mio nome ma dietro di me ci sono uomini e donne che lavorano insieme per ora e per il futuro.

Questo è stato un anno ricco di belle iniziative che sono riuscite bene, ed è quello che ci auguro anche per il futuro! Abbiamo accolto nelle nostre case, abbiamo lavorato sul territorio per i giovani e per le famiglie, abbiamo fornito strumenti per i ragazzi in cerca di lavoro o con la speranza di poter andare all’università… Possiamo dirci soddisfatti e possiamo festeggiare insieme i traguardi raggiunti.

Ma dobbiamo ricordarci due cose. La prima è più spirituale: nel nostro tempo si è svuotata di significato la parola educazione, quasi ridotta a “belle maniere”. Per me, per noi significa capacità di relazione, stare con gli altri in maniera costruttiva e positiva, anche critica – per vedere se è sincera e onesta, per creare comunità e insieme uscire dalla deriva dell’individualismo in cui ogni tanto ci sentiamo trascinati. La capacità di relazione non arriva da Babbo Natale, ma arriva se ci si mette in campo, se si mettono insieme le forze di giovani e adulti per imparare a essere comunità di relazione creativa. Dobbiamo cominciare a pensarci anche noi: la casa e il lavoro sono essenziali e fortemente determinanti, così come i vestiti e un pasto caldo e sicuro, ma se un ragazzo ha dentro di sé la consapevolezza di poter fare qualcosa di buono e che la relazione e il rapporto con gli altri è la strada per crescere bene ed essere felici, allora gli abbiamo trasmesso educazione alla relazione. E credo che questo volersi bene e volere bene dobbiamo trasmetterlo perché non arriva improvvisamente: dobbiamo farlo soprattutto nei momenti di bassa marea, come quello che stiamo affrontando, in cui sembra che nel mondo niente vada bene.

Il secondo aspetto, più concreto, che dobbiamo ricordarci è che occorre aggiungere, senza fermarci alla quantità: ci sono moltissimi ragazzini, centinaia e centinaia, provenienti soprattutto dall’estero, che hanno bisogno di aiuto e che sono in strada a Milano. Le comunità non hanno posti liberi, il Beccaria non ha un posto libero, così come il Comune… C’è un’avventura di accoglienza e di cammino per i ragazzi che arrivano qui, che è una cosa faticosa ma magnifica: riuscire a dare spazio a questi ragazzini per una vita bella in Italia, dove vogliono crescere e vivere, è una cosa meravigliosa. E questo dobbiamo e possiamo farlo insieme a voi.

Vi riporto un proverbio del Burkina Faso che dice: “Se le formiche si mettono insieme, possono spostare anche un elefante”. Noi ci dobbiamo inserire questa dimensione.

Don Gino Rigoldi