La formazione e il lavoro come strumenti di reinserimento sociale. Con questa filosofia, ieri nel carcere di Opera è stata inaugurata la scuola edile, un laboratorio attrezzato dove i detenuti potranno imparare il mestiere di manovale ed essere successivamente impiegati dalle aziende per svolgere attività nei cantieri. Nato da un’idea di don Gino Rigoldi e della direzione carceraria, il progetto è sposato da svariati enti: Humana, Assimpredil Ance sindacati ed Esem-Cpt (Ente unificato per la formazione e la sicurezza). Quest’ultimo soggetto, in particolare, gestirà il laboratorio, un’area di 170 metri quadrati equipaggiata con tutti i materiali del caso, dagli attrezzi ai dispositivi di sicurezza, come caschetti e scarpe anti-infortunistiche.
Vi si svolgeranno corsi di 96 ore l’uno; a ogni percorso formativo potranno partecipare fino a 15 persone. Il programma è rivolto in particolare ai beneficiari del l’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, ossia ai detenuti che possono svolgere lavori esterni, ma in realtà potranno accedervi «tutti coloro che intendano voltare pagina. Siamo disponibili a ospitare anche i ragazzi del Beccaria», ha annunciato il direttore del carcere di Opera, Silvio Di Gregorio, intervenuto al taglio del nastro insieme a don Gino Rigoldi, ai rappresentanti di Assimpredil, Esem, Umana, Cgil, Cisl e Uil. Presenti alla cerimonia anche il Sottosegretario di Stato alla giustizia Andrea Ostellari e la presidente del consiglio comunale di Milano Elena Buscemi.
Nel loro intervento, i relatori hanno sottolineato come il laboratorio nasca dal duplice intento di offrire ai carcerati una chance di reinserimento sociale e fornire manodopera a un settore, l’edilizia, dove resta alta la richiesta di personale. «In questo senso l’esperimento di Opera potrà essere replicato in altri contesti, per fornire manodopera anche a settori, come l’agricoltura, la ristorazione e la saldatura», ha detto don Rigoldi. «Durante i corsi si porrà la massima attenzione anche alla sicurezza e al corretto uso dei dispositivi di protezione individuali. Temi quanto mai attuali, a fronte di una media annuale di 1.300 morti sul lavoro, in Italia», ha aggiunto il segretario generale della Feneal Uil Salvatore Cutaia. Il Sottosegretario Ostellari ha colto l’occasione per ricordare gli investimenti del Governo sul lavoro e la formazione come strumenti per abbattere il rischio di recidive e aumentare il livello di sicurezza.
«I dati parlano chiaro – ha affermato -: smette di delinquere soprattutto chi impara un mestiere, confrontandosi con la fatica dell’apprendimento e il rispetto dei colleghi».
di Alessandra Zanardi, Il Giorno, 28 maggio 2024