Abbiamo chiesto ad alcune amiche e amici, come Jovanotti, Lella Costa, Elio di Elio e le Storie Tese, Giuliano Pisapia e altri, di raccontare il loro punto di vista sulla relazione: l’amore e l’amicizia, il lavoro, l’educazione e l’aiuto, la politica, la relazione con Dio e con se stessi. Sono spunti per riflettere e per sorridere, un piccolo dono e un invito alle lettrici e ai lettori per dedicare, a loro volta, un po’ del loro tempo a considerare che ogni giorno siamo in relazione e, quindi, a porsi la domanda: «Che cosa posso fare per migliorare le mie relazioni?».
Questo è il contributo inedito è stato scritto qualche anno fa da parte di Ignazia Maria Angelini, Badessa del monastero benedettino di Viboldone.
«Se dici: ‘Fammi vedere il tuo Dio’, io ti dirò: ‘Fammi vedere l’uomo che è in te, e io ti mostrerò il mio Dio. Fammi vedere quindi se gli occhi della tua anima vedono e le orecchie del tuo cuore ascoltano’» (Teofilo). La relazione con Colui che chiamiamo Dio e il dialogo su questo mistero richiede come unica premessa di essere autentici. Solo occhi puri che nella relazione interpersonale vedono l’invisibile e orecchie del cuore che ascoltano la voce del silenzio dell’altro, possono intendersi su questo.
Il significato di una relazione con un’altra persona, che sia di amicizia o di amore, puoi trovarla grazie al tempo passato insieme, al silenzio, all’ascolto. Ed è indispensabile una grande disponibilità a lasciarsi prendere senza avarizia: questa è la radice di ogni relazione umana autentica, ed in questa profondità vive la relazione che, tra tutte, è la più semplice eppure sostanzialmente inesprimibile: la relazione di una concreta creatura umana con Dio.
Incontrare Dio, o meglio lasciarsi incontrare da Lui, significa aprirsi a quella dimensione misteriosa che intuiamo in ogni esperienza intensa della vita, anzitutto nelle relazioni umane. Gesù ha diffidato della relazione con Dio che con disinvoltura affidiamo solo alla preghiera: piuttosto si fida di chi si apre a incontrare il proprio prossimo, così com’è, in carne e ossa, rendendosi vulnerabile. Un monaco, dopo aver vissuto lungamente nella lotta della fede e in preghiera nel deserto egiziano, disse: «Hai visto tuo fratello, hai visto il tuo Dio.»
Sono tanti gli ostacoli a questo legame libero e gratuito. La sacra scrittura ne riporta infiniti: troppa differenza; sono giovane; sono peccatore; sono piccolo; sono indegno; sono menzogna; non ne ho voglia; domani. Di fronte a Gesù, tutti abbiamo sperimentato la tentazione di andarcene. Voce di vita che chiama per nome, come la voce della madre per il piccolo, come la voce dell’amato per l’amata. Fa esistere. Se Dio è così, come possiamo stargli di fronte? Chi può entrare nella Sua tenda?
Un detto di Gesù, non riportato dai Vangeli scritti, suona così: «Chi è vicino a me è vicino al fuoco.» Poiché è proprio e singolarmente lui, Gesù, a scoprire che Dio è l’Origine amorosa dei giorni e la sorgente del proprio respiro. Eppure il legame a lui ci coinvolge in una «agonia» (B. Pascal) cosmica. Poiché aderire a Dio che si rivela nel volto umano e nel filo dei giorni – dice Gesù – è esporre la vita al radicale coinvolgimento per ciò che è giusto, per amore del prossimo, lotta corpo a corpo con Dio. È lotta all’ultimo sangue contro il principio dell’auto salvazione. Anche all’infermo Gesù è sceso, per obbedire alla voce di Dio. E ne è risalito, Fonte zampillante vita.
Eppure Lui ha detto: “Alza la pietra: e là mi troverai; spacca il legno, ed ivi io sono. E dove uno è solo io dico: io sono accanto a lui”; come a dire: in ogni più muta e arrischiata quotidianità mi puoi trovare accanto. Gesù dice di Dio, il suo “babbino”: Egli si fa vicino. Non c’è luogo dell’umano cui non sia vicino. A ogni costo, perché ci tiene immensamente. Dio anela ad essere cercato.
Ma quando crediamo di averlo trovato, ancora dobbiamo stare attenti che non sia un Dio costruito, un idolo. L’idolo è il Dio sempre (apparentemente) controllato dall’uomo, ma si trasforma subito in padrone che ci fa schiavi, come il danaro, la reputazione, l’immagine, la misura imposta dal così fan tutti. Forse anche la perfezione perseguita ostinatamente contro tutto e contro tutti.
Chi è come Lui? Nessuno mai lo ha visto, Gesù lo ha fatto conoscere. E di lui fu detto “Bestemmia!”, perché rivelava un Dio tale da scardinare tutte le costruzioni idolatriche fatte per adescare e strumentalizzare l’uomo.
La sua autorità è semplice: ha la forza illuminante dell’umile che esiste per gli altri e non crede invece che gli altri esistano per lui. E come primo gesto da lui deciso ha preso posto nella fila dei peccatori che s’immergevano nelle acque per invocare una nuova umanità.
Il consenso al suo legame è la grazia delle grazie che tutto travolge e da cui tutto l’universo rinasce.
Madre Ignazia Maria Angelini