«Per difendere i diritti umani universali anche a me è capitato di forzare la legge»

La solidarietà di don Gino al sindaco di Riace Domenico Lucano.

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«Al netto del caso in cui si sfrutta una situazione per indebito profitto personale (caso questo sempre condannabile, ma qui gli stessi inquirenti lo escludono), bisognerebbe avere un po’ di morbidezza. Capita di forzare la legge, di incorrere in qualche piccolo arrangiamento magari anche penalmente rilevante, se si è di fronte alla disperazione più cupa, al dovere di preservare diritti umani fondamentali e inviolabili che prevalgono su tutto. È capitato anche a me, che pure cerco di rispettare sempre le norme. Se ti ci trovi in mezzo, non ti fermi neanche a pensare. Come il Buon Samaritano lo fai e basta, a fin di bene, nella massima correttezza possibile».

Don Gino Rigoldi, cappellano del carcere Beccaria di Milano, da sempre in prima linea per difendere emarginati e deboli, si definisce turbato dall’arresto del primo cittadino Calabro. «Se venissi esaminato con ottuso rigore di legge, un rigore privo di compassione per chi cerco di aiutare, potrei finire anche io nei guai. Sotto questo profilo, piena solidarietà al sindaco di Riace Domenico Lucano».

Il borgo di Riace, che era disabitato e abbandonato, «è rinato grazie ai migranti e alla ricetta alternativa e vincente in materia di accoglienza — continua don Gino —. Quel modello di ospitalità è un caso di stadio internazionale. Dovremmo andarne orgogliosi, anche se magari è stato condotto con qualche leggerezza, qualche forma di disordine. Qui al contrario, con un arresto sproporzionato, si vuole mettere all’angolo tutto il modello virtuoso d’integrazione». Con doveroso rispetto per le indagini e per la legge, continua, «è necessario allargare la lettura “chiusa” del codice ad una visione che dà il giusto peso ai diritti umani. Certe storie ti entrano dentro, le senti nella pancia. Non siamo contabili, non siamo aridi computer che controllano il comma di legge senza vedere il contesto. Lucano chiarirà di avere agito nel fermo rispetto dei principi di solidarietà e tutela dei diritti dell’uomo previsti dalla Costituzione — chiude don Gino —. Dobbiamo sforzarci di essere umani, restare umani, tornare umani».

Articolo di Elisabetta Andreis, Corriere della Sera, edizione locale Milano, 03/10/2018