Il Centro per Giovani “Ermanno Olmi” oggi è pieno di ragazzi e ragazze. Il centro estivo è nel cuore delle sue attività e Irene, l’educatrice che siamo qui per incontrare, sta inanellando perline colorate a formare una collana o un braccialetto. «Siamo nel tempo libero, tra un laboratorio e un altro: ci diamo da fare qui al Centro!», ci dice mentre si alza e promette alle ragazze che stanno creando gioielli colorati che al termine della chiacchierata finirà il suo braccialetto o collana, deve ancora decidere.
«Io qui volevo proprio lavorarci» ci racconta mentre ci sediamo su un muretto che le permettere di tenere d’occhio i ragazzi che stanno giocando a calcio, «sentivo il bisogno di lavorare con i ragazzi e le ragazze delle periferie. Prima di arrivare qui lavoravo con i Minori Stranieri Non Accompagnati nelle comunità, quindi mi occupavo della “cura” dei ragazzi: una volta arrivata in questo Centro ho riscoperto il valore della prevenzione, perché è questo che facciamo. Preveniamo l’abbandono scolastico con il doposcuola, l’emarginazione con l’incontro di diverse culture e le disparità socio-economiche con i servizi perlopiù gratuiti che proponiamo. Insomma è un Centro che davvero mette al centro i bisogni dei giovani, che di bisogni a quest’età ne hanno davvero tanti».
I ragazzi e le ragazze che frequentano il Centro oggi sono molto differenti da quelli di qualche tempo fa: «Bisogna stare al passo con i cambiamenti e ai bisogni dei ragazzi e noi cerchiamo di dare quante più risposte possiamo. Se una volta frequentavano questo tipo di centri principalmente ragazzi e ragazze italiani, ora con le seconde generazioni abbiamo molti ragazzi che hanno origini soprattutto nordafricane: la cultura è differente, a volte i genitori sono più restii a fare partecipare soprattutto le figlie alle attività extra che proponiamo. Ma il nostro obiettivo è creare una relazione di fiducia con le famiglie, in modo che si sentano sicure a fare frequentare il Centro ai propri figli. E ci stiamo riuscendo, le famiglie rispondono bene e i ragazzi sono felici e si vede!».
Famiglie e ragazzi non sono gli unici ad essere entusiasti del Centro per Giovani, perché anche Irene ci racconta che qui ha trovato una sorta di famiglia allargata. Se per i ragazzi è il loro gruppo di amici, per lei è l’équipe: «Ho trovato un gruppo di lavoro accogliente, mi sono subito sentita libera di esprimermi e di poter dire la mia opinione perché chi fa parte di questa squadra secondo me ha un “superpotere”: riesce ad avere un’attenzione particolare nel riuscire a recepire i “non detti” dei colleghi. E questo elemento, soprattutto all’inizio quando ti sperimenti in un contesto nuovo, ti fa sentire al sicuro, mai giudicata. Le riunioni sono dei veri e propri momenti di confronto costruttivo, ci si interroga sui bisogni dei ragazzi e sulle attività, ma anche su quello che noi educatori possiamo offrire loro. Ascoltiamo e veniamo ascoltati: lavorare in questo modo lo trovo molto stimolante. Mi piace questo lavoro perché ti permette di crescere: professionalmente con i tuoi colleghi e personalmente – anche – con i ragazzi».
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