Il Teatro Puntozero al Beccaria fa proprio questo: trasforma ragazzi “ristretti”, ex detenuti e studenti liceali e universitari in una compagnia teatrale che trova nella recitazione il punto di incontro di esperienze di vite diverse.
È un teatro cerniera tra due mondi, la città di Milano e il carcere minorile: questa sua posizione esalta il ruolo di recupero culturale, affettivo, sociale e lavorativo dei giovani detenuti. Beppe e Lisa si occupano della loro formazione tecnico-artistica inerente alla recitazione e i “mestieri del teatro” con particolare attenzione, negli ultimi anni, alle nuove “professioni digitali”.
Formare una compagnia teatrale è per questi giovani che sono inciampati nella vita un’occasione di incontro e di riflessione, di ripartenza e di rinascita, che – come Fondazione – abbiamo deciso di sostenere.
Proviamo a capire meglio la situazione!
A. è stato al Beccaria e ha conosciuto lì Teatro Puntozero. Viene dall’Ecuador ed è arrivato in Italia quando aveva 10 anni. Il suo sogno era ricongiungersi con i suoi genitori a Milano, ma una volta arrivato nella periferia della città le cose non sono andate come sperava.
«Mamma e papà sono venuti in Italia in cerca di fortuna che ero piccolino, io sono cresciuto con i nonni in Ecuador. Avevo 10 anni quando ci siamo ricongiunti: li ho raggiunti a Milano e di lì a poco sono cominciati i guai. Ho fatto esattamente quello che fanno tutti quelli che come me arrivano in mezzo a tanti sacrifici famigliari in un paese che non è il loro, lasciando le amicizie nella propria terra e dovendo ricominciare da zero, senza sapere da che parte iniziare. Ero anche in un’età complessa, forse ero anche impreparato ad affrontare una città che non era la mia. Ho confuso l’attenzione con l’affiliazione e i problemi sono presto arrivati. Sono finito coinvolto in una gang latino-americana e di lì a poco sono arrivato al Beccaria.
Era il 2016. Me lo ricorderò sempre come l’anno in cui mi sono sentito completamente insignificante. Avevo deluso i miei prima di tutto e non riuscivo più a immaginarmi un futuro alternativo.
L’incontro con Teatro Puntozero mi ha cambiato la vita: ho iniziato a lavorare nella compagnia teatrale come attore, poi come tecnico luci e macchinista, quindi come tutor degli altri detenuti e infine come responsabile sicurezza. Io – ormai come ex detenuto perché dopo 6 anni sono arrivate le misure alternative al carcere – responsabile della sicurezza, non fa ridere?! Poi è arrivata l’assunzione a tempo determinato grazie alla Fondazione di don Gino: vi giuro, la mia è la rinascita più lunga e più bella che ci sia! Ho imparato a cogliere le occasioni positive che mi capitano, grazie anche a tutti coloro che ho accanto: mi danno fiducia e io quella fiducia poi me la tengo stretta!
Ho due sogni: la musica, la mia grande passione, e ottenere la cittadinanza. In attesa di sentirmi italiano a tutti gli effetti, scrivo canzoni rap, ho pure inciso un disco, e la dedica in una strofa è andata proprio a chi ho incontrato qui al Teatro Puntozero, dove ci sono “persone che lasciano il cuore aperto”».
Greta lavora al Teatro Puntozero dal 2021. Il suo incontro con il Teatro è avvenuto prima grazie alla sua Università, poi con la partecipazione a un laboratorio teatrale che l’ha fatta innamorare del progetto.
«La prima volta che sono entrata al Teatro Puntozero l’ho fatto attraverso una proposta dell’Università: ho partecipato a un laboratorio di teatro che mi ha entusiasmata così tanto che ho deciso di scrivere la mia tesi di laurea proprio sul teatro e poi… siamo rimasti in contatto e ho iniziato a lavorare qui nel 2021!
Quando ho iniziato ho sempre pensato che nel lavoro con i ragazzi detenuti a partire dal teatro sarebbe stato emozionante vederli uscire dal Beccaria una volta terminato il loro percorso per scontare la pena.. Mi sono presto ricreduta: qui ho avuto l’opportunità di approfondire il significato di un progetto come quello del teatro dentro il carcere, abbracciare i suoi valori e imparare a incoraggiare le diversità delle persone coinvolte.. In questo senso imparare a stringere legami con questi ragazzi riuscendo a vederli oltre il reato che hanno commesso è stato per me liberatorio e bellissimo.
A Puntozero mi dedico principalmente al supporto dei ragazzi coinvolti in percorsi penitenziari o misure alternative. Mi piace moltissimo l’approccio non convenzionale che viene utilizzato: anziché impartire lezioni su cosa dovranno diventare una volta usciti di qui e come farlo, viviamo insieme ai ragazzi, trasmettendo concetti in modo indiretto. Affronto la sfida di comprendere le diverse prospettive dei ragazzi con cui lavoro e cerco di creare un ambiente libero da giudizi perché la chiave del successo in questo progetto, per me, è far sentire ogni persona a proprio agio con se stessa e quindi con gli altri. Dentro e, un domani che speriamo arrivi presto, fuori di qui!».
L’Associazione Teatro Puntozero ha fatto del teatro rieducativo la sua missione e la nostra Fondazione da qualche anno ha deciso di sostenerla.
Ogni giorno accolgono nel teatro del Beccaria ragazzi detenuti ed ex detenuti insieme a giovani volontari e universitari, che formano un gruppo eterogeneo per esperienze e sogni che ha trovato nel teatro un’occasione di rinascita. Lavorano insieme a loro su corde delicate che toccano nel profondo questi ragazzi in cerca di riscatto perché hanno a che fare con la messa a fuoco della propria identità. Li aiutano a immaginarsi altro rispetto a quello che li ha portati lì, senza nessun pregiudizio, senza trasformare il loro passato in un pregiudizio. Come Fondazione vogliamo farlo insieme a loro.
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