Una casa per i 18enni che lasciano la comunità

“Non ho nessuna intenzione di mollare”. Don Gino Rigoldi, storico cappellano del carcere minorile Beccaria, da pochi giorni è diventato “emerito”. Ma continuerà ad aiutare i ragazzi.

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La sfida di don Gino Rigoldi è diventato “emerito” del Beccaria: “Non lascerò per strada chi ha appena compiuto 18 anni”

“Non ho nessuna intenzione di mollare il colpo”. Don Gino Rigoldi, storico cappellano del Beccaria, da pochi giorni è diventato “emerito” lasciando ufficialmente la sua carica a don Claudio Burgio. Eppure chi lo conosce non ha dubbi: continuerà con la sua Fondazione a trovare tempo e forze per nuovi progetti per i ragazzi più svantaggiati, ricordando loro che “non bisogna mai avere paura di ricominciare da capo”.

Lo ha ribadito dal palco dell’evento “Il sapore del ri-scatto”, pranzo di beneficenza con asta fotografica di 20 immagini d’autore: da Gianni Berengo Gardin a Oliviero Toscani, passando per Settimio Benedusi. Ieri pomeriggio l’ormai ex cappellano del Beccaria non ha soltanto ricevuto dal nuovo direttore del medesimo istituto, Claudio Ferrari, una targa con dedica (“A Don Gino – “Forever young””), ringraziandolo per “l’incontro che ha scaldato i cuori e che resterà vivo nel tempo”, ma ha anche raccontato com’è cambiata la storia di quei giovani che tra quelle mura provano a rialzarsi, cercando il loro posto nel mondo: “Al mio arrivo qui, erano tutti ragazzi di famiglie povere del Sud, mentre ora l’80% è di origine nordafricana. Sarà molto importante “osservare” la comunità musulmana dal punto di vista culturale e religioso. Del resto ho visto con i miei occhi che quando cominciano a pregare, i giovani si tranquillizzano e trovano prima un loro equilibrio. Non dimentichiamo che molti di loro sono segnati da grandi traumi, soprattutto chi arriva qui ed è passato dalla Libia”.

Don Gino ha comunque già “un nuovo sogno” da portare avanti, che riguarda il tema dell’abitare: “Quando un ragazzo fragile compie 18 anni ed esce dalla comunità, per il sistema dovrebbe essere autonomo. Sappiamo però che a Milano gli affitti sono alti e non possiamo lasciarli per strada, contando che la maggior parte dei reati che commettono potremmo definirli di “sopravvivenza”. In Francia e Spagna ho visto dei bei progetti con gruppi di 15-20 ragazzi, supervisionati da educatori che dirigono le attività culturali, dove però si riesce ad avere la giusta dose di autonomia senza essere lasciati soli”.

Alla fine dell’evento, con larga partecipazione di pubblico e anche famosi chef ai fornelli, e realizzato con il patrocinio di Fondazione Cariplo e condotto dall’attore Germano Lanzoni, le fotografie battute all’asta da Christie’s hanno raccolto più di 80mila euro. “L’ingrediente che deve sempre esistere all’interno del carcere Beccaria è la relazione, perché è sinonimo di educazione e di amore: vuol dire offrire qualcosa all’altro con la fiducia che possa crescere”.

Simona Buscaglia – Il Corriere della Sera pag. 1,4, 24 marzo 2024